venerdì 27 ottobre 2017

Le ore dentro al cinema con "Loving Vincent"

Buongiorno lettore! L'articolo di oggi sarà un po' diverso dal solito perché non parlerò di libri bensì di film. Sulla scia di Stefania di CharlotteBooks con la quale mi sono confrontata in via del tutto informale sull'argomento, ho deciso di dedicare anche io qualche riga al film in questione:

Loving Vincent


Sotto la direzione di Dorota Kobiela e Hugh Welchman, prodotto tra Polonia e Inghilterra, Loving Vincent porta sullo schermo il lascito di Vincent Van Gogh al mondo subito dopo la sua tragica morte. 

Se mi segui su Instagram saprai, probabilmente, che sono appassionata di questo pittore, dei suoi quadri e anche della sua vita che li ha costantemente ispirati. Vincent van Gogh amava la vita e forse anche troppo e la sua estrema sensibilità non è mai stata compresa a pieno dalle persone che lo circondavano.

L'espediente narrativo è la consegna di una lettera, un'ultima lettera di Vincent all'amato fratello Theo, finita tra le mani del padre-postino di Armand  Roulin. Armand, giovane e disinteressato alla vicenda van Gogh, inizia un vero e proprio viaggio nella vita del pittore ormai deceduto, scoprendo, quasi come se fosse una conseguenza alla prima morte, anche quella di Theo van Gogh. 

La particolarità di questo film non si trova tanto nella storia, di per sé abbastanza statica, quanto nella tecnica con cui è stato prodotto: ogni fotogramma è stato dipinto a mano riproducendo lo stesso stile pittorico di Vincent van Gogh. Non avrei mai pensato che una produzione del genere potesse rendere tanto bene sullo schermo.

Non sono un'esperta né tanto meno una grande cultrice di cinema, ma anche il più disinteressato degli spettatori riuscirebbe a sentirsi trasportato nell'atmosfera suggestiva che il film dona sin dalla prima scena. 

Grazie a questo tipo di produzione, i dipinti di van Gogh prendono veramente vita e non si tratta, in questo caso, di una frase costruita inserita a caso. Ogni singola pennellata si muove, cambia colore e sfumatura e si adatta all'emotività dei personaggi.

Questi, poi, vengono inseriti magistralmente all'interno di paesaggi conosciuti, già visti, ma che, nonostante gli anni, non stancano mai chi ne fruisce. L'effetto visivo è spettacolare ed ineguagliabile. 

Ho notato, poi, una concentrazione particolare sugli occhi dei personaggi: gli sguardi sono fondamentali in questa storia e sembrano pronunciare parole non dette, forse perché troppo dolorose o perché i personaggi non sanno ancora di doverle dire. Ma il detto, in questo film e nell'idea generale che van Gogh ha costruito con i suoi dipinti, è di poca importanza. 

Come ho anticipato, la storia in sé non mi è particolarmente piaciuta, anche se si è salvata da una grande delusione proprio negli ultimi minuti. L'indagine sulla morte di Vincent che Armand tenta improvvisamente di mettere in atto sembrava dover portare ad un punto imprecisato e rischiava di trasformare il film in una specie di poliziesco molto colorato. Per fortuna, non è stato così. 

Ho apprezzato molto il fatto che la storia di Vincent sia stata affrontata, ancora una volta, da un punto di vista esterno e postumo, come a dire che forse l'unico a conoscere la verità sulla vita del pittore era van Gogh stesso. Affrontare il suo vissuto dopo che questo è stato tragicamente spazzato via con un colpo di pistola, lascia quasi intendere che l'unica cosa, oltre ai quadri, che van Gogh ci ha lasciato è la vita. Nonostante la morte. 

Concludo con un particolare che ha rischiato di farmi scendere qualche lacrima. L'espediente della lettera ha fatto sì che l'inserimento di altri frammenti di lettere scritte dal pittore risultasse perfetto. E' stato molto toccante, infatti, che queste venissero lette ad alta voce e i brividi non potevano che presentarsi sapendo che questa voce era proprio quella di Vincent van Gogh. 

Spero di non essermi dilungata ai limiti della noia, ma di averti ispirato e fatto venire voglia di vedere questo bellissimo film. Io me ne sono innamorata. 

E già che ci sono, visto che di solito parliamo di libri, ti consiglio due letture molto interessanti per approfondire (o iniziare, se non lo hai ancora fatto!) l'argomento Vincent van Gogh:
  • La vedova van Gogh di Camilo Sanchez, edito Marcos Y Marcos. Un racconto di finzione con protagonista Johanna van Gogh-Bonger, moglie di Theo e cognata del pittore e figura fondamentale per l'affermazione di Vincent come pittore. Anche il libro, come il film, affronta il periodo successivo alla morte dei due fratelli per addentrarsi all'interno della loro vita e in particolare in quella di Vincent pittore. Se ti interessa, ho scritto una recensione su questo libro che puoi leggere qui sul blog.
  • Scrivere la vita. 265 lettere e 110 schizzi originali (1872-1890), a cura Leo Jansen, Hans Luijten e Nienke Bakker. Un'unico tomo di più di mille pagine autorizzata dal Van Gogh Museum di Amsterdam in cui sono state raccolte le lettere che il pittore ha scritto ai suoi familiari in poco meno di vent'anni. Il volume è completo di una prefazione in cui viene spiegato non solo il rapporto di van Gogh con la scrittura, fondamentale quanto la pittura, ma anche la sua formazione artistica e umana nel corso di quegli anni.

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