mercoledì 7 febbraio 2024
sabato 20 gennaio 2024
Time’s a goon, right? "Il tempo è un bastardo" di Jennifer Egan
Stephanie lo sapeva. Le sembrava quasi di sentire lo scroscio della speranza che fluiva nel fratello. «E quindi la risposta qual è?» gli chiese.
«Certo, sta per finire tutto,» disse Jules «ma non ancora.»
Riempimi la vita di roba. Documentiamo ogni cazzo di umiliazione. Perché in fondo la realtà è questa, no? In vent’anni non diventi più bello, specie se nel frattempo ti hanno tolto metà dell’intestino. Il tempo è un bastardo, giusto? Non si dice così?
giovedì 16 febbraio 2023
L'ossessione della verità . "La versione della cameriera" di Daniel Woodrell
Alek ha dodici anni e si ritrova a passare l'estate del 1965 in compagnia di sua nonna Alma. Alma non è una figura facile da comprendere, ha lunghi capelli grigi che spazzola con ossessione ogni mattina all'alba e fa voti di mutismo per giorni per poi ricominciare a parlare come nulla fosse. Inoltre nasconde, fino a quell'estate, un passato che la tormenta ancora. Un pomeriggio, con l'arrivo quasi provvidenziale di un temporale, Alma inizia a raccontare al nipote la storia che la tortura da ormai oltre trent'anni. Si tratta dell'esplosione dell'Arbor Dance Hall avvenuta nel 1929 in cui perse la vita, oltre alle tante vittime, anche l'amata sorella Ruby.
La versione della cameriera si apre proprio con il racconto di Alek ormai adulto, che ricorda quel pomeriggio in cui la nonna decide di raccontargli la storia dell'Arbor Dance Hall. Non c'è molto spazio per l'interpretazione dei fatti: la storia dell'esplosione viene liquidata in qualche pagina all'inizio del romanzo, riassunta nei pochi attimi che hanno cambiato per sempre la fittizia cittadina di West Table, in Missouri. Cosa resta dell'esplosione? Sebbene questa storia possa sembrare esaurita nelle prime pagine del libro, il mistero rimane fissato al centro del romanzo dall'inizio alla fine. Silenzioso e calmo come l'occhio del ciclone, il mistero intorno all'esplosione è circondato da testimonianze, racconti sconnessi e ricordi che, come un tornado, scompongono ulteriormente la realtà dei fatti quasi finendo per distruggerla.
I fatti sono lì, depositati nella memoria dei cittadini di West Table, di Alma ed ereditati da Alek quell'estate del 1965. Definito forse un po' impropriamente southern noir, La versione della cameriera porta con sé ben poco di quelle caratteristiche che hanno reso celebre il romanzo del mistero del sud (e l'ambivalenza del Missouri come stato a metà tra il nord e il sud non aiuta la classificazione), come la stessa centralità di un mistero da risolvere. Infatti, ciò che sconquassa gli eventi e diventa centrale in questo romanzo non è tanto il mistero in sé quanto l'esplorazione della psicologia di un trauma collettivo, ma non solo. Sono le storie che vengono ricucite dal racconto di Alma e dalla rivisitazione di un Alek ormai adulto che mettono insieme i pezzi del romanzo.
La struttura narrativa del romanzo permette di leggere, così, una storia che viene raccontata su diversi piani: quello di Alma verso Alek, Alek dodicenne che assorbe e filtra il racconto dell'esplosione, e un Alek adulto che aggiunge dettagli sul lascito degli eventi del 1929 sulla cittadina. Ciò che, forse, rende la narrazione un po' confusionaria è un ulteriore livello che non sembra avere giustificazione nella storia, ovvero l'inclusione di eventi raccontati e filtrati da personaggi esterni ai due narratori principali. Sebbene venga ribadito più volte che Alek sia il narratore principale e che sia dalla sua coscienza di membro esterno ai fatti che gli eventi dell'esplosione vengono filtrati, ci vengono raccontati fatti di cui lui verosimilmente non potrebbe essere a conoscenza. Fatti che non solo riguardano altri personaggi ma che vengono proprio focalizzati da loro stessi con una narrazione in terza persona. C'è Ruby, che racconta delle sue avventure amorose ai limiti della legalità per l'epoca; c'è Arthur Glencross, una delle figure più rilevanti della cittadina, al quale vengono affidate delle piccole confessioni che confluiranno nella rivelazione finale, ormai quasi irrilevante ai fini del romanzo che l'autore costruisce. Chi è che quindi filtra tutti questi dettagli aggiuntivi?
La confusione, per quanto presente per una buona metà del romanzo, non toglie troppo alla costruzione di suspense e del groviglio di testimonianze che si viene a creare - anche a causa o grazie alla confusione -. L'ossessione di Alma diventa quella di chi legge, ma non tanto per quel che riguarda cosa sia successo realmente la sera dell'esplosione e a chi darne la responsabilità , quanto per una questione di giustizia sociale anche più grande dell'esplosione stessa.
La versione della cameriera, infatti, crea un'intersezione interessante tra le storie dei suoi personaggi e la loro posizione sociale nel piccolo microcosmo di West Table. Come è stato già più volte sottolineato da chi ha scritto di questo romanzo, c'è uno scontro alla base dell'ossessione di Alma per l'esplosione, ovvero quello tra le ingiustizie di chi non ha i mezzi per difendere sé stessi e i propri pari e la corruzione di un sistema che li mette ai margini, favorendo coloro che per soldi e fama possono avere la faccia salvata. Lo scontro, tuttavia, si sviluppa anche in modo positivo, facendo emergere non solo una compassione nei confronti di una donna ormai anziana e, nonostante tutto, determinata ad avere giustizia. Allo stesso tempo, grazie alla negatività delle ingiustizie sociali, emerge timidamente una parte positiva, fatta di una gentilezza fuori dall'ordinario che non conosce differenze sociali.
È da questo bagliore di positività che vengono costruite le basi per poter raccontare nuovamente la storia dell'esplosione dell'Arbor Dance Hall. Sebbene siano passati decenni e la comunità sembri essere guarita da un trauma collettivo incalcolabile, coloro che rimangono ad ascoltare la storia e sé stessi non vengono risparmiati di quel dolore, anche a distanza di anni. L'angelo nero di West Table gli ricorda non solo l'anno dell'esplosione, ma che la verità sarà sempre lì, pronta per essere ascoltata. Con la rivelazione finale, infatti, la storia di Alma, di West Table e dell'esplosione non si esaurisce. Rimarrà lì, per chi avrà voglia di ascoltarla.
mercoledì 25 gennaio 2023
Le ore con Virginia. Un progetto di lettura
martedì 27 dicembre 2022
Il regalo di Faulkner con "Luce d'agosto"
Seduta sul bordo della strada, guardando il carro che viene su per la salita verso di lei, Lena pensa, 'Arrivata fino a qui dall'Alabama: una bella distanza. Tutto a piedi fin dall'Alabama. Una bella distanza'. Pensando non è neanche un mese che sono in viaggio e sono già in Mississippi, più distante da casa di quanto sono mai stata. Ora sono più distante dalla segheria di Doane di quanto sono mai stata da quando avevo dodici anni
Ambientato nella fittizia contea di Yoknapatawpha, Luce d’agosto si apre con un viaggio dove il Mississippi, luogo preferito da Faulkner per ambientare le sue storie, sembra essere solo una stazione di passaggio piuttosto di quella di arrivo. Pubblicato nel 1932, il romanzo è uno dei grandi titoli dell’autore sebbene ricordi solo in parte le grandi e complicate narrazioni dei due romanzi precedenti, Mentre morivo (1930) e il più celebre L’urlo e il furore (1929). Con la seconda lettura dell’anno, il Bright Lights Bookclub si avventura in uno spazio non denominato con precisione né temporalmente collocato con esattezza, tra le casupole fatiscenti di contadini, pastori, e liberi cittadini di Jefferson, capoluogo della contea di Yoknapatawpha.
Il romanzo, narrato in una terza persona da cui spesso si affacciano commenti diretti degli stessi personaggi, si apre con Lena Grove, una giovane ragazza incinta con una missione ben precisa: trovare un tale Lucas Burch, uomo di cui è innamorata e padre della creatura che porta in grembo. Nel “caldo, immobile silenzio del pomeriggio di agosto che sa di pino e di mosto” (15) Lena affronta con tenacia e coraggio un viaggio che si prospetta faticoso, non solo per via della percorrenza tra gli stati, ma anche a causa della sua permanenza a Jefferson. Una volta giunti in città , infatti, il lettore viene posto di fronte a una verità narrata attraverso le timide parole di Byron Bunch, che lavora alla segheria della città insieme a quello che sembra essere proprio Burch sotto un altro nome.
La narrazione cambia di continuo punto di riferimento, tornando a Lena solo nelle parti finali. Luce d’agosto è infatti un romanzo piuttosto corale da questo punto di vista, poiché cede la narrazione degli eventi, presentati solo parzialmente, a più voci e, soprattutto a occhi diversi. Veniamo così a conoscenza del passato tormentato del reverendo Hightower e della moglie adultera e poi suicida, ma soprattutto di uno dei personaggi forse meglio riusciti della narrativa faulkneriana. Si tratta di Joe Christmas, un uomo la cui origine è un mistero, la cui discendenza di sangue – e quindi razziale, – è in bilico tra ciò che in quel sud degli Stati Uniti provato dalle leggi segregazioniste è accettabile e ciò che non lo è.
La storia di Christmas si intreccia a quella di Lucas Burch, ma è di fondamentale importanza in un romanzo che pone implicitamente al suo centro il rapporto identitario con sé stessi e quello tra comunità bianca e quella nera. I rapporti razziali sono rappresentati dalla lotta costante che Christmas vive dentro di sé e dalle conseguenze che un apparente omicidio ha sulla comunità tutta di Jefferson. Attraverso il personaggio di Christmas e le vicende che, come un domino, sembrano susseguirsi a catena nella sua vita, Faulkner riesce a ritrarre un quadro molto chiaro della “maledizione” del razzismo nel sud, un rapporto tra bianchi e neri che sembra essere dalla notte dei tempi destinato a restare subalterno.
Una razza condannata alla maledizione di essere in eterno per la razza bianca la maledizione e la condanna per i suoi peccati. Ricordatelo. La sua condanna e la sua maledizione. In eterno. Mia. Di tua madre. Tua, anche se sei solo una bambina. La maledizione di ogni bambino bianco, mai nato o che nascerà . Nessuno può sfuggirla
La condanna subita dai neri e imposta dai bianchi raggiunge il climax verso la fine del libro, e viene raccontato quasi a sottovoce, per sentito dire, mentre Lucas Burch si dà alla fuga da Lena e dalla legge di Jefferson. Nel frattempo, Byron Bunch e il reverendo Hightower si fanno carico della bomba che sta per esplodere nella comunità . Da una parte Hightower che, reduce da una storia familiare altrettanto complessa che si intreccia con la storia della schiavitù nel sud, si eleva a moralizzatore sebbene anche lui rimanga senza risposte effettive all’omicidio. Dall’altra Bunch, finito per innamorarsi di Lena ma incapace di pronunciare non solo l’amore che prova per lei ma anche semplici parole su ciò che sta succedendo a Jefferson.
La pace non è così frequente. Per cui si agitavano e facevano capannello, gridavano chiedendo vendetta, convinti che le fiamme, il sangue, quel corpo che era morto tre anni prima e soltanto adesso aveva ricominciato a vivere chiedessero vendetta, non sapendo che sia la rapita intima furia delle fiamme sia l'immobilità del corpo asseveravano il raggiungimento di una regione al di là delle ferite e del male dell'uomo.
La complessità delle pagine di Faulkner viene mascherata da una prosa questa volta apparentemente lineare – ma nemmeno troppo – e dà la possibilità a Faulkner di esplorare territori geografici, simbolici e sociali familiari da una prospettiva ancora diversa.
Per questo, il grande regalo che Faulkner fa ai suoi lettori riguarda proprio passato, il proprio, quello del sud, che ancora una volta viene filtrato da occhi nuovi, diversi. Per quanto tragico, controverso e orribile possa essere, il passato non può essere cancellato e il peso da portare è umano, indelebile e eterno.
martedì 22 novembre 2022
Il Mississippi di Jesmyn Ward. "Salvare le ossa".
Sono i corpi a raccontare storie.
Sono inginocchiata sopra il lavabo. Il lavandino è di metallo duro, e dove si incassa nel mobiletto di plastica c’è un piccolo rialzo che si incide nelle mie ginocchia. Voglio controllare quanto sono ingrassata, per rendermi conto se si vede. […] devo vedermi con gli occhi, non solo con le mani, le mani che durante il sonno tengono la pancia e che quando mi sveglio trovo sempre infilate sotto l’elastico dei pantaloni.
Il giorno prima di un uragano arriva sempre una telefonata. Quando era viva mamma, rispondeva lei. Sono quelli del governo, chiamano tutti gli abitanti delle zone minacciate. […] Non ricordo cosa dice esattamente, qualcosa come: «Ordine di evacuazione. L'arrivo dell'uragano è previsto per domani. Il governo declina ogni responsabilità nel caso in cui decidiate di rimanere nelle vostre case e non abbiate ancora evacuato la zona. Siete avvertiti». Segue una lista di quelle che «potrebbero essere le conseguenze delle vostre azioni». E non so se lo dice proprio in maniera esplicita, ma il senso è questo: «Rischiate di morire».