sabato 10 novembre 2018

novembre 10, 2018

In fondo al libro #2: una lettura ravvicinata di "Frankenstein", "Gordon Pym" e "Dr. Jekyll & Mr. Hyde"

Buongiorno! Eccoci al nostro secondo appuntamento con la rubrica #infondoallibro, una lettura più da vicino di tre classici della letteratura adatti alla spaventosa settimana in cui è iniziata la rubrica: Frankenstein di Mary Shelley, Le avventure di Gordon Pym di Edgar Allan Poe e Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson.

Nei tre anni di università credo di aver imparato a fare una cosa, ossia divertirmi nell'analisi di ciò che leggo. Che divertimento, eh? E bene, se hai letto l'articolo sulle mie confessioni da lettrice, saprai che il modo in cui solitamente leggo i libri per l'università è un po' più approfondito da quello con cui affronto i libri che leggo per interesse personale. Nel tempo, però, questo metodo un po' più analitico è diventato più interessante e sono riuscita ad applicarlo in parte al resto delle mie letture. Perché, mi son detta, non portare questa parte della mia vita anche sul blog?

Dopo la prima "puntata" incentrata su una lettura più ravvicinata della struttura narrativa, in questo secondo appuntamento andremo alla ricerca dell'origine di questi tre spaventevoli scritti e delle fonti letterarie e culturali di cui i loro autori si sono serviti più o meno coscientemente.

Sono sempre stata affascinata dal processo creativo dietro ad un'opera letteraria, perciò ora capirai il motivo per cui sono stata molto contenta di ritrovare molti riferimenti ad esso per tutti e tre i testi affrontati. Ma iniziamo.

Manoscritto di Frankenstein, con note di Percy
Shelley ai margini.
© Bodleian Library, University of Oxford
Le fonti e l'origine

Frankenstein - Mary Shelley

Cronologicamente parlando, il primo romanzo dei tre ad essere stato pubblicato fu Frankenstein, nel 1818. Tutti i più appassionati lettori della Shelley conoscono la storia del "concepimento" del romanzo - tema, quello del concepimento in generale che affronteremo nel prossimo appuntamento -.

E' Mary stessa a raccontare, o meglio, narrare questo processo creativo nell'introduzione del 1831 al romanzo, edizione che viene pubblicata, stavolta, con il suo nome. Durante un soggiorno a Villa Diodati nel 1816, in un'atmosfera decameronica, Mary, Percy Shelley, Claire Clairmont, Lord Byron e John Polidori decidono di sfidarsi a comporre ognuno una storia di fantasmi come quelle che per giorni si erano raccontati.

Lunghe e frequenti erano le conversazioni tra Lord Byron e Shelley, a cui io assistevo con devozione ma quasi sempre in silenzio. Durante uno di questi incontri vennero discusse varie dottrine filosofiche, tra cui la natura del principio vitale, e se vi fossero probabilità che venisse scoperto e divulgato.

Forse influenzata dai discorsi di carattere scientifico che la compagnia di amici aveva fatto quel giorno, di notte Mary ha un incubo e sogna la famosa scena in cui il creatore osserva terrorizzato la sua creazione ormai in vita. Sarà Mary Shelley l'unica a portare a compimento quell'impresa proposta da Byron e il risultato, naturalmente, sarà proprio Frankenstein.

La serata trascorse in questa conversazione, ed era passata anche l'ora delle streghe quando ci ritirammo per riposare. Quando posai la testa sul cuscino, non mi addormentai, ma non si può dire che stessi pensando. La mia immaginazione, non richiesta, mi pervase e mi guidò, donando alle immagini che si affacciavano alla mia mente una lividezzza di gran lunga superiore alle solite visioni delle fantasticherie. Vidi - con gli occhi chiusi, ma con una percezione mentale acuta - il pallido studioso di arti profane inginocchiato vicino alla cosa che aveva assemblato. Vidi l'orrenda sagoma di un uomo disteso, poi, all'entrata in funzione di un qualche potente macchinario, lo vidi dar segni di vita e fremere con un movimento impacciato, vivo solo a metà. 

 Nella famosa introduzione, la Shelley sembra essere molto cosciente degli elementi che l'hanno portata a concepire la storia della creatura, ma è ancora più interessante scoprire altri elementi di influenza che ritroviamo sparsi e un po' nascosti all'interno del romanzo stesso. Primo tra tutti, il Paradise Lost di John Milton: l'epigrafe che troviamo ad inizio romanzo non solo ci fornisce un'informazione fondamentale per capire parte delle origini di questa storia, ma anticipa in maniera abbastanza esplicita il nucleo della storia stessa.


Chiuso entro la mia creta, t'ho forse chiesto io,

Fattore, di diventar uomo?

T'ho forse chiesto io di trarmi dalle tenebre? 

Illustrazione per il frontespizio dell'edizione del 1831.
Altro grande autore inglese che possiamo ritrovare tra le fonti letterarie della Shelley è Samuel Taylor Coleridge e in particolare La ballata del vecchio marinaio (The Rime of The Ancient Mariner). Echi di quello che diventerà il manifesto del Romanticismo si possono ritrovare in due momenti: in primo luogo, nella descrizione che Walton fa di Victor Frankenstein una volta salvato dai ghiacci possiamo notare la somiglianza dell'espressione "selvaggia, quasi folle" degli occhi sia di Victor che del vecchio marinaio. In secondo luogo, l'inseguimento finale tra creatura e creatore nelle regioni polari non può che far tornare la mente indietro proprio alla ballata di Coleridge, la cui storia è ambientata proprio negli stessi luoghi. Riprenderemo comunque nella prossima puntata l'influenza di Coleridge e Milton in Frankenstein da un punto di vista tematico.

In realtà, le fonti letterarie per questo romanzo sono molteplici e avremmo bisogno di un articolo dedicato per elencarle e spiegarle tutte. Ci basti sapere, in ogni caso, che l'ambiente letterario e culturale nel quale è cresciuta e vissuta Mary Shelley non ha fatto che aumentare l'interesse della scrittrice per determinati temi: l'educazione e la sua influenza, ripreso dalla madre, Mary Wollstonecraft, la quale le ha anche insegnato a mettere in dubbio la categoria del "mostruoso" (da A Vindication of The Rights of Men e A Vindication of The Rights of Woman, 1790 e 1792); le idee di provenienza paterna sulle ingiustizie fatte dalle istituzioni sociali (da Enquiry Concerning Political Justice, William Godwin, 1793) e le teorie estetiche sulla frammentazione delle parti (dagli scritti di Burke, Schiller e Coleridge).

Le avventure di Arthur Gordon Pym - Edgar Allan Poe

Anche per Edgar Allan Poe, l'ambiente culturale e letterario ha riservato molteplici fonti di ispirazione per il suo unico romanzo completo, Le avventure di Arthur Gordon Pym, pubblicato nel 1838.

L'ambiente letterario, soprattutto quello inglese, del secolo precedente era stato dominato dalla letteratura di viaggio, spesso fantastico e/o immaginario. Basta citare nomi come Daniel Defoe o Jonathan Swift, autori con i quali Poe lettore avrà avuto sicuramente modo di venire a contatto. E' particolarmente interessante, poi, notare come molti racconti di viaggio fossero ambientati in una fantomatica terra del sud, narrata da Tolomeo e smentita dopo il secondo viaggio di James Cook nell'emisfero boreale. Anche in Gordon Pym, perciò, come succede per Frankenstein, ritroviamo non solo il motivo del racconto di viaggio - ricordiamoci che Pym racconta in prima persona la sua storia sotto forma di diario di bordo -  ma anche e soprattutto il motivo del viaggio verso l'emisfero sud del mondo, terra sconosciuta dai tratti misteriosi e quasi mitici.

Le prime due puntate del romanzo di Poe
nel Southern Literary Messenger, giornale
di cui lo scrittore era editor.
©Cornell University Library
E' lo stesso Poe che si rivela un appassionato lettore di questo genere nel 1837, nel Southern Literary Messenger di Baltimora, nell'entusiasta recensione di South Sea Expedition, il resoconto di un viaggio nel Sud Pacifico dell'esploratore Jeremiah N. Reynolds. C'è chi ha anche affermato che Poe abbia addirittura copiato parte del testo di Reynolds nel suo romanzo, ma è certo che lo scrittore americano conoscesse molto bene il genere letterario.

Letteratura di viaggio e resoconti di esploratori si incontrano perfettamente in Poe insieme ad un altro grande autore già citato nelle influenze di Frankenstein. Sì, sto parlando di Coleridge e la sua ballata. Infatti, proprio nei capitoli finali del romanzo di Poe, il viaggio di Pym assume caratteristiche molto simili al viaggio compiuto dal marinaio.

Un elemento più interessante è l'influenza che Poe ha su se stesso. Molti temi presenti in Gordon Pym, infatti, erano stati anticipati in un racconto del 1833 dello stesso scrittore americano, Manoscritto trovato in una bottiglia (M.S. Found in a Bottle): un narratore-personaggio che narra incredibilmente il suo viaggio sotto forma di diario, un naufragio improvviso al quale solo il narratore sopravvive, una nave che procede insistentemente verso sud ed elementi gotici e macabri che a loro volta anticipano la famosa cifra stilistica di Poe.

Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde - Robert Louis Stevenson

La genesi di Dr. Jekyll e Mr. Hyde ha molti tratti in comune con quella di Frankenstein.

Come accadde per Mary Shelley, anche per  Robert Louis Stevenson la visione geniale e centrale del romanzo viene da un sogno. E' proprio la moglie di Stevenson, Fanny Van de Grift, nell'introduzione del 1905 al romanzo, a raccontare che
Nelle prime ore del mattino fui svegliata dalle sue [di Stevenson] grida di terrore. Io, pensando che stesse facendo un incubo, lo svegliai. Lui mi disse, arrabbiato 'Perché mi hai svegliato? Stavo sognando una bella storia di paura.'
"A Chapter on Dreams" pubblicato sullo Scribner's Magazine del 1888.
©British Library
Questa notizia è confermata dallo stesso Stevenson in un saggio scritto qualche anno prima, nel 1888, A Chapter on Dreams. Lo scrittore spiega, in maniera forse fin troppo razionale - un po' come aveva fatto Poe in The Philosophy of Composition - il suo genio creativo e di come questo sia stato costantemente influenzato dai diversi sogni e incubi che hanno accompagnato la sua vita sin da piccolo. Stevenson, infatti, cagionevole di salute, aveva passato gran parte della sua vita confinato a letto. Nel saggio, Stevenson rivela che quegli incubi tremendi potessero avere origine nelle letture che faceva - tra cui i racconti di Poe - e che nella sua testa fossero presenti delle "personcine" (little people) che sviluppavano i sogni. Insomma, questi piccoli attori erano i motori della sua immaginazione:

Posso fornire solo qualche esempio di quanta parte venga svolta durante il sonno e quanta durante la veglia e lascio che sia il lettore a decidere a chi spettino gli allori, fra me e i miei collaboratori. Prenderò in considerazione, pertanto, un libro che un certo numero di persone ha gentilmente voluto leggere, Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde. Da tempo cercavo di scrivere una storia su questo argomento, di trovare un contenitore, un veicolo, poiché quel forte senso della doppiezza che si annida nell'uomo è qualcosa che a tratti cattura e domina la mente di ogni creatura pensante. [...] Per due giorni mi tartassai il cervello per trovare qualche trama; e durante la seconda notte sognai la scena della finestra, e una che viene dopo, divisa in due parti, in cui Hyde, perseguito per qualche delitto, trangugiava la pozione e intraprendeva il mutamento sotto gli occhi degli inseguitori. Tutto il resto venne eseguito da sveglio, in piena coscienza.

Manoscritto di Dr. Jekyll e Mr. Hyde
© The Pierpont Morgan Library, New York. MA 1202.
Photography, Graham S. Haber, 2012
Altre fonti interessanti per la creazione del racconto sono, perciò, sicuramente le letture di R.L. Stevenson. Siamo molto fortunati ad avere libero accesso alla biblioteca personale dello scrittore, disponibile e consultabile online. Dalle numerose note scritte a penna ai margini, possiamo anche capire che lettore attento fosse Stevenson. Appassionato di Shakespeare - lesse l'Amleto e il Re Lear) e lettore di Bunyan e di The Pilgrim's Progress, Stevenson aveva letto anche il suo contemporaneo Poe e il famoso A Vindication di Mary Wollstonecraft. Curioso notare che tra i libri letti non risulta nulla della figlia della Wollstonecraft, Mary Shelley, nonostante le numerose affinità tra i rispettivi scritti più famosi.

La religione Ã¨ sicuramente un altro punto di influenza per la redazione del racconto. Bisogna considerare che Stevenson era stato cresciuto in una famiglia di devoti presbiteriani e in particolare era stato educato dalla bambinaia che gli leggeva e interpretava testi di Bunyan, di Calvino e la Bibbia. Il calvinismo, in particolare, si può ritrovare nel testo nell'apparente mancanza di una forza "buona" moralmente: per i calvinisti, nessun uomo è buono perché tutti siamo peccatori e allo stesso modo si potrebbe intuire che nel romanzo nessun personaggio, alla fine, sia moralmente intatto.

Un po' più presenti e rilevabili nel testo, sono, però, le influenze scientifiche. Il contesto culturale nel quale Dr. Jekyll e Mr. Hyde viene redatto è quello di un forte contrasto tra due correnti di pensiero: da una parte un dilagante positivismo, quindi una fiducia quasi cieca nella scienza e nel suo potere di creare, trasformare e indagare la realtà; dall'altra, una forte paura di queste nuove scienze che mettevano pericolosamente in dubbio il potere e la forza di Dio. Questo fu un motivi per cui le nuove teorie darwiniane sull'evoluzione avevano creato forti polemiche. Dove può portare la ricerca scientifica? Di certo, nel racconto di Stevenson, a nulla di buono ed è per questo che Dr. Jekyll e Mr. Hyde interpreta perfettamente il quesito sulla pericolosità del sapere scientifico. Ma di questo ne parleremo più approfonditamente nel prossimo appuntamento.

Grazie per essere arrivata/arrivato alla fine dell'articolo, spero sia stato di tuo gradimento.
Ci leggiamo alla prossima puntata di #infondoallibro!

Francesca, Le ore dentro ai libri.

Sitografia e bibliografia: 
Mary Shelley. I miei sogni mi appartengono. (L'orma Editore, 2015)
A Routledge Literary Sourcebook on Mary Shelley's Frankenstein, Timothy Morton (Routledge, 2002)
Frankenstein, Mary Shelley (Einaudi, 2016)

Agghiaccianti simmetrie: dinamiche testuali in The narrative of A. Gordon Pym di Edgar Allan Poe, Ugo Rubeo (Lozzi & Rossi, 2000)

Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, Robert Louis Stevenson (Mondadori, 2017)
Lit2Go - A Chapter on Dreams, Robert Louis Stevenson
The British Library Online Catalogue

venerdì 2 novembre 2018

novembre 02, 2018

In fondo al libro #1: una lettura ravvicinata di "Frankenstein", "Gordon Pym" e "Dr. Jekyll & Mr. Hyde"

Buongiorno cara lettrice e caro lettore. Termino la settimana più spaventosa dell'anno - in termini di festività, si intende - con il primo di una serie di articoli del tutto nuova: #infondoallibro.

Nei tre anni di università credo di aver imparato a fare una cosa, ossia divertirmi nell'analisi di ciò che leggo. Che divertimento, eh? E bene, se hai letto l'articolo sulle mie confessioni da lettrice, saprai che il modo in cui solitamente leggo i libri per l'università è un po' più approfondito da quello con cui affronto i libri che leggo per interesse personale. Nel tempo, però, questo metodo un po' più analitico è diventato più interessante e sono riuscita ad applicarlo in parte al resto delle mie letture. Perché, mi son detta, non portare questa parte della mia vita anche sul blog?

Ecco a te il risultato, spero comprensibile, di questa avventura: un piccolo viaggio, diviso in tre parti, all'interno di tre testi che, a mio parere, sono perfetti per questa settimana spaventosa. Diamo il via alle danze il giorno dei morti e finiremo all'incirca tra due settimane.

Per questa prima puntata, il confronto verterà sulla struttura narrativa di questi tre romanzi: cosa hanno in comune e quali differenze presentano Frankenstein, Le avventure di Arthur Gordon Pym e Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde?


La struttura  narrativa

Il primo elemento che salta all'occhio quando si mettono a confronto tre romanzi come questi è la loro struttura narrativa, ossia il modo in cui la storia viene raccontata. In tutti e tre i casi, questa struttura non è lineare e non segue del tutto la tradizione di una narrazione semplice che si sviluppa su un solo piano e attraverso le parole di un solo narratore, spesso in prima persona. La novità dei tre romanzi, però, non si trova tanto in queste strutture che di innovativo hanno ben poco, bensì nel loro uso e sviluppo ai fini della storia.

" It is with considerable difficulty that I remember the original era of my being: all the events of that period appear confused and indistinct. "

Nel 1818, Mary Shelley dà alla luce Frankenstein in pieno anonimato. L'intera narrazione della storia è sempre affidata ad un narratore di prima persona che cambia ad ogni sezione. La storia si apre con le lettere inviate dall'esploratore Richard Walton alla sorella, Mrs. Saville, attraverso le quali il lettore ha accesso alla storia di un viaggiatore misterioso che viene tratto in salvo dall'equipaggio dello stesso Walton. Si tratta di Victor Frankenstein, giovane scienziato la cui storia è ben nota a tutti i lettori, passati, presenti e futuri, anche a coloro che non si sono mai barcamenati nella lettura di questo romanzo.

I piani narrativi dell'opera più conosciuta di Mary Shelley, però, non si esauriscono con la storia raccontata da Walton in forma epistolare, perché non appena l'esploratore riesce ad aprire un dialogo con Victor, quest'ultimo prende la parola. Da questo momento, la Shelley struttura il romanzo come se fosse una storia a sé, sotto forma di capitoli e questi formano una sottospecie di struttura per un altro livello narrativo che viene presentato al capitolo 11: quello della Creatura, nel toccante momento in cui incontra il suo creatore tra i ghiacci.

Solamente una volta giunti alla fine, la narrazione tornerà nelle mani di Walton attraverso le lettere indirizzate alla sorella. Tutte le narrazioni sono, in qualche modo, legate tra loro da questo avvicinarsi ed allontanarsi dal nucleo - rappresentato dalla creatura - ma sono anche causa del collegamento che viene a crearsi tra i personaggi. Basta pensare alla vicinanza tra Walton e Victor Frankenstein, entrambi esploratori ambiziosi, l'uno del mondo geografico, l'altro dei limiti della scienza.

Durante la lettura del romanzo, il lettore si trova di fronte ad una struttura circolare nella quale l'autrice dà inizio alle danze con Walton e conclude con lo stesso esploratore.

Frankenstein è l'unico caso dei tre in cui l'autrice decide di auto-eliminarsi dalla narrazione proprio attraverso la scelta dei narratori in prima persona. Facendo ciò non si esclude, in ogni caso, dal prendere una posizione: è questo il grande vantaggio che Mary Shelley ha sui narratori realisti dei decenni che verranno, il potersi distanziare dai suoi personaggi e dalle loro scelte etiche e morali senza doverlo esplicitare.

" My name is Arthur Gordon Pym. "

Nel 1838, invece, un Edgar Allan Poe nel pieno della sua carriera da editor (si muoveva a Baltimora tra il Southern Literary Messenger e il Graham Magazine) pubblica quello che sarà il suo unico romanzo completo, Le avventure di Arthur Gordon Pym, conosciuto al pubblico italiano anche con altri titoli.

Con Gordon Pym, Poe attraversa una fase di sperimentazione folle con la quale, alla fine dei giochi, lo scrittore crea un puzzle di generi letterari incorniciati da una struttura apparentemente semplice. La storia del giovane Pym, yankee inesperto che decide di imbarcarsi clandestinamente su una baleniera con il suo più caro amico Augustus per seguire innocentemente il suo sogno, si tramuta in un viaggio grottesco e inquietante fino ai limiti del mondo conosciuto.

Il diario di viaggio, perciò, sembra essere l'unica tecnica narrativa appropriata per dar voce a Pym, ma Poe, autore non per niente banale in fatto di composizione di testi (vedi il breve saggio The Philosophy of Composition, La filosofia della composizione, 1846) non lascia nulla a caso: ancor prima di dar voce alle avventure del suo personaggio-narratore, inserisce una nota curiosa proprio riguardo quel diario di avventure che il lettore andrà a leggere. La firma apposta a fine nota è quella di Pym stesso, apparentemente tornato sano e salvo dal viaggio e che sottolinea la veridicità del suo stesso racconto. La parte più curiosa di questa nota iniziale è la presenza di un "Mr. Poe": è l'editor di quel diario di bordo del quale diventa garante, sia per quanto riguarda il manoscritto in sé ma anche e soprattutto della sua veridicità.

Ecco che abbiamo anche qui diversi livelli di narrazione e in questo caso è l'autore stesso, resosi personaggio, ad aprire la sequenza. Lo stesso autore-personaggio tornerà alla fine del romanzo con una nota finale in cui chiarirà il destino di Pym e in parte si contraddirà rispetto a ciò che aveva detto precedentemente nella nota iniziale.

Trattandosi di un diario di viaggio, bisogna immaginarsi due personaggi diversi: Pym personaggio che vive le avventure in mare e il Pym scrittore di quelle memorie di viaggio. Perché sottolineare questa divisione? Il romanzo, come vedremo nelle prossime puntate, è costellato di segni ambigui che giungono ai sensi di Pym da diverse direzioni: l'ambiente intorno a lui, i personaggi che incontra e non di meno le avventure stesse che vive. Grazie a questo tipo di struttura narrativa si capisce come questi segni vengano percepiti in modo diverso da parte di un Pym ancora inesperto e un Pym che ormai ha già vissuto quelle avventure e le sta raccontando, anche con un po' di scherno nei confronti di se stesso.

" I was born in the year 18- to a large fortune, endowed besides with excellent parts, inclined by nature to industry, fond of the respect of the wise and good among my fellow-men, and thus, as might have been supposed, with every guarantee of an honourable and distinguished future. "

Per quanto riguarda, invece, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, ritroviamo di nuovo, come nel caso di Frankenstein, i molteplici narratori che aiutano a creare una struttura narrativa a più livelli, seppur non lineare.

In questo caso la narrazione è così divisa: nei primi otto capitoli, che corrispondono al punto di vista di Mr. Utterson, il lettore si trova di fronte ad una narrazione in terza persona. Questa funziona proprio grazie al tipo di personaggio che ci troviamo di fronte e sul quale l'attenzione è focalizzata. Sarà forse un caso che "utter" in inglese significa "pronunciare, affermare"? Bilanciato e razionale proprio come la narrazione di fronte alla quale si trova il lettore, Utterson dà inizio ad una vera e propria indagine sul "caso" costruito da Stevenson.

Improvvisamente, però, l'autore decide di dar voce direttamente ad uno dei personaggi coinvolti nella vicenda, il dottor Lanyon, il cui racconto è presentato al lettore in prima persona. Con questo cambio repentino, il lettore è quasi costretto ad avvicinarsi, anche emotivamente, allo "strano caso" dal quale aveva finora avuto modo di distanziarsi grazie alla narrazione in terza persona dei capitoli iniziali. Sarà questo, probabilmente, il momento in cui il lettore deciderà se mettere in dubbio la testimonianza -seppur solo riportata da Lanyon- di Jekyll o se empatizzare con lui.

La prova finale sarà presentata solamente alla fine, con il racconto in prima persona del dottor Jekyll. La confusione che questa scelta di cambi repentini nella narrazione potrebbe causare è, in realtà, immotivata, perché aiuta a costruire questa indagine deduttiva -dal generale al particolare- che tiene il lettore incollato alle pagine dalla prima all'ultima.

Avrai sicuramente notato le tre citazioni che ho inserito. Non sono poste a caso. Ognuna fa parte della sezione narrativa che corrisponde al racconto personale, in prima persona, presente nel nucleo di ogni romanzo. Non ho inserito la parte del racconto di Victor Frankenstein poiché ritengo che il nucleo di Frankenstein sia il racconto della creatura, non quella del suo creatore.

Ognuna di queste tre parti pone l'attenzione sulla caratteristica comune ai tre romanzi: il fatto che tutti, in una forma o nell'altra, abbiano a che fare con la ricostruzione di un intreccio contorto in cui la figura umana - o meno - sembra quasi svanire in confronto a degli eventi orrifici come quelli raccontati. Che siano altri gli elementi più importanti di questi romanzi a dover venire fuori?

Ci leggiamo alla prossima "puntata" di #infondoallibro.
Grazie di avermi letta,
Francesca, Le ore dentro ai libri.


Libri citati:

  • Frankenstein, Mary Shelley. Einaudi Tascabili, 2016. Traduzione di Luca Lamberti. A cura di Nadia Fusini. (Frankenstein. Or The Modern Prometheus, Mary Shelley. Penguin English Library, 2012)
  • Le avventure di Gordon Pym, Edgar Allan Poe. Universale Economica Feltrinelli, 2013. Traduzione di Davide Sapienza. (The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket, Edgar Allan Poe. Collins Classics, 2016)
  • Il dottor Jekyll e Mr. Hyde, Robert Louis Stevenson. Universale Economica Feltrinelli, 2013. Traduzione di Barbara Lanati - oppure Lo strano caso del Dr. Jekyll e del Sg. Hyde, Robert Louis Stevenson. Einaudi Tascabili, 2015. Traduzione di Carlo Fruttero e Franco Lucentini. (The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde, Robert Louis Stevenson. Penguin English Library, 2012)

Piccola nota a margine: nelle informazioni sui libri, potrei indicare più di un suggerimento per l'edizione italiana. Questa scelta è stata fatta facendo caso alla traduzione, al tipo di edizione (con note, premesse e post-fazioni) e al curatore/curatrice del romanzo, elementi che a mio parere sono rilevanti nella lettura e comprensione di un'opera in traduzione. Altri suggerimenti al riguardo sono naturalmente i benvenuti!

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